Your Name. (Kimi no na wa.)

Durante il viaggio che ho fatto in Giappone la scorsa estate, mi sono ritrovata attorniata di pubblicità sull’imminente uscita di “Your Name.”, in originale 君の名は. (Kimi no na wa.); ovunque per strada e persino nella metropolitana di Tokyo, c’erano locandine pubblicitarie; i tratti delicati e curati dei disegni, nonché le evidentemente alte aspettative sulla pellicola in terra nipponica, mi avevano incuriosita abbastanza da farmi ripromettere che l’avrei visto a cinema in Italia quando sarebbe uscito, per godere appieno dell’animazione e delle musiche.

 

La trama di “Your name.”

Mitsuha è un’adolescente annoiata che vive nel fittizio paese di Itomori, sulle sponde di un grande lago; la sua vita è scandita dalla routine scolastica, a cui si intermezzano le cerimonie shinto del tempio Miyamizu, da sempre gestito dal lato materno della sua famiglia. L’ambiente rurale e chiuso le fa desiderare una vita diversa, in un contesto metropolitano, che offra nuovi orizzonti, nuove conoscenze e nuove possibilità.

Taki è un liceale di Tokyo con una spiccata passione per l’arte e l’architettura, che lavora part time in un ristorante italiano (Il Giardino delle parole, una citazione ad un’altra opera del regista).

Un giorno, senza preavviso, i due ragazzi si trovano, al risveglio, l’uno nel corpo dell’altra; tale scambio porta squilibrio nelle vite di entrambi, a scuola, sul lavoro e nelle relazioni. Poiché l’episodio non accade una singola volta, mentre le loro vite si mescolano ed imparano a conoscersi, di comune accordo decidono di stilare sui rispettivi smartphone dei resoconti delle giornate trascorse al di fuori del proprio corpo.

I ricordi sfocati dei due ragazzi quando riprendono le loro vite nella giusta collocazione spazio-temporale, sono intrisi di una palpabile malinconia, entrambi vivono con la costante sensazione di essere alla ricerca di qualcosa, ma allo stesso tempo non riescono a dare un nome né un volto a ciò che cercano. L’atteso passaggio della cometa Tiamat, che attraversa il cielo passando sul Giappone, porterà ad altri ed inattesi sconvolgimenti nelle loro vite.

 

Il successo al box office

Your Name., l’ultima fatica di Makoto Shinkai, ha di gran lunga superato ogni più rosea previsione di incassi, diventando il quarto film più visto in assoluto al cinema in Giappone, superando anche alcuni dei considerati intoccabili capolavori dello Studio Ghibli, come “Il Castello Errante di Howl”.

In Italia è stato proiettato inizialmente tra il 23 ed il 25 gennaio di quest’anno, ed è in questi giorni che sono andata a vederlo non immaginando ci sarebbero tornato sul grande schermo, ma l’inatteso successo al box office ha fatto in sì che la pellicola venisse riproposta ancora il 31 gennaio, il 1° febbraio, il 9, il 10 febbraio ed infine il 14 febbraio, in occasione della festa di San Valentino.

Shinkai ci ha da tempo abituati a scelte grafiche iperrealistiche dalla definizione sconvolgente, in cui tanto le vedute urbanistiche della capitale nipponica, quanto gli scenari bucolici di Itomori, portano gli spettatori ad immergersi completamente nelle scene, come se camminassero fianco a fianco ai protagonisti.

Le spiegazioni che il regista ci fornisce degli elementi di mitologia giapponese presenti hanno la voce della nonna di Mitsuha, sacerdotessa shintoista, e sono imbevute di un insondabile misticismo.  Anche persone a digiuno da questi concetti e culturalmente distanti da questi rituali – lo stesso Taki per primo quando l’accompagna per un’offerta rituale alla divinità di quella terra – riescono ad empatizzare con il fenomeno, non tanto per una piena comprensione delle dinamiche dello stesso, quanto perché attraverso la visione che ne ha la ragazza, possono viverlo e, in un certo modo, toccarlo con mano.

La colonna sonora, composta dalla band Radwimps, si inserisce come una sorta di completamento ai dialoghi ed ai monologhi del film, avvolgendo e coinvolgendo chi si pone in ascolto.

 

Pubblicazioni correlate

Con lo stesso titolo della pellicola, Shinkai ha anche scritto un romanzo, nato come trasposizione del film ma pubblicato prima dell’uscita in sala di quest’ultimo, in Italia il 18 gennaio da J-Pop; le due opere, pur non presentando differenze sostanziali nella trama, si possono considerare complementari, in quanto il testo offre descrizioni in prima persona dal punto di vista di Mitsuha e Taki, mentre il film fornisce una prospettiva più ampia degli eventi, includendo scene e dialoghi in cui i protagonisti non sono presenti.

Fa parte del franchise di “Your Name.” anche un adattamento manga, disegnato da Ranmaru Kotone, inizialmente serializzato sulla rivista Monthly Comic Alive, poi pubblicato in due tankōbon. In Italia è attualmente inedito, ma già annunciato per i prossimi mesi dall’editore J-Pop.

 

Se questa recensione o i trailer di “Your name.” ti hanno incuriosito ed al cinema te lo sei perso, ti consiglio di recuperarlo; se poi vorrai, lascia un messaggio qui a seguire se desideri discuterne insieme.